Abbiamo visto nell’articolo precedente che in Anahata viviamo l’unione con il Creato, con la Madre Cosmica.

Tuttavia, poiché la separazione è comunque una sfumatura strutturale e percettiva dell’Unità, è fondamentale saper trascendere dal nostro ego, ma è anche altrettanto importante non perdere completamente il contatto con esso, per potervi in ogni istante ritornare.

Altrimenti l’esperienza dell’Amore incondizionato può farci perdere le basi: esattamente come uno Shen a cui manca un buon radicamento nel Sangue e che rischia di volare via come un palloncino a cui viene staccato il filo che lo lega a terra.

Per mantenere la connessione con l’Amore abbiamo quindi bisogno di buone radici (ovvero un Muladhara Chakra forte) da cui trarre nutrimento; dobbiamo conservare la presenza e la centratura all’interno dell’Io individuale, nel quale si esprimono passione e volontà dei Chakra inferiori: se trascendiamo la separazione, non siamo più completamente radicati e centrati per vivere l’esperienza dell’Amore Cosmico, di Brahman: la grande Madre Universale, a cui siamo uniti da un cordone ombelicale centrato in Anahata e alimentato dal respiro, elemento fondamentale per mantenere questo centro aperto ed in equilibrio.

Nel concetto di rimanere saldi in noi stessi, nella nostra individualità risiede un altro aspetto molto importante caratteristico del Chakra del Cuore: l’Amore per sé stessi e l’auto accettazione sono alla base della nostra possibilità di percepire e praticare l’amore incondizionato.

E questo deriva dall’approvazione prima, quella della madre e della famiglia nella nostra infanzia: l’amore e l’approvazione sono fondamentali infatti per l’accettazione di sé, che è il primo passo amare sé stessi.

Per questo motivo, il rifiuto è uno dei più grandi timori dell’uomo, poiché minaccia il nostro senso di auto accettazione: se il Chakra del Cuore è l’integratore energetico, ecco che il rifiuto può provocare la nostra dis-integrazione